Stucky: perché Giuseppe Battiston è il nostro Tenente Colombo. E gli vogliamo bene (2024)

Analizziamo similitudini e differenze tra Stucky, l'ispettore nato sui libri di Ervas e portato in tv da Battiston, e il suo illustre predecessore interpretato da Peter Falk.

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Di commissari e detective vari è sicuramente piena la fiction italiana, che preferisce andare sul sicuro con procedurali di varia natura e genere. Eppure esiste qualcuno che riesce a brillare nel mucchio e a distinguersi immediatamente dalla massa. Stiamo parlando di Stucky, l'ispettore della Questura di Treviso protagonista della serie omonima, liberamente ispirata ai romanzi di Fulvio Ervas e ambientata nella provincia veneta, portata sullo schermo dal regista Valerio Attanasio e soprattutto da Giuseppe Battiston.

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Fin dal titolo e dalle primissime sequenze, nonostante l'ispirazione letteraria, la serie non ha potuto non farci venire in mente un caposaldo della serialità televisiva gialla, ovvero il Colombo di Peter Falk, e in questo speciale proviamo a riassumere tutti gli elementi in comune (e non), come caratteristica positiva che omaggia un grande classico e lo riporta ai giorni nostri.

Stucky: un nome, una garanzia

Proprio come Colombo, che già solo dal nome accendeva l'immaginario collettivo di intere generazioni, anche il protagonista Stucky (di origine persiana) è immediatamente riconoscibile: impermeabile logoro e spiegazzato, sigaro in bocca e l'immancabile taccuino del detective. Odia le e-mail e la tecnologia: un escamotage narrativo per farlo diventare un investigatore d'altri tempi e per renderlo ancora più vicino al suo illustre predecessore. L'effetto, badate bene, non è quello di una brutta copia sbiadita bensì quello di un omaggio fatto con cuore ed intelligenza, dai piccoli tratti e dettagli fino alla messa in scena.

Una serie Rai diversa dalle altre

Proprio come il Tenente Colombo, anche l'Ispettore Stucky gioca con la propria caratterizzazione che gli può essere utile nelle indagini. Si ritrova ad avere a che fare con persone ricche e famose, tecnicamente più in alto nella catena alimentare sociale, e lui sfrutta proprio questa loro convinzione ed arroganza di essere migliori - quasi una hubris dall'epica antica - a dispetto del suo essere un uomo semplice, che ha l'oste di fiducia nel personaggio di Diego Ribon, tra cicchetti e cioccolatini.

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Il Tenente mangiava invece il suo amato chili di carne nella sua tavola calda abituale. Entrambi mangiano male e fumano troppo, per dare un'impressione trasandata di sé ma che in realtà nasconde un grande acume e una grande capacità di lettura dell'animo umano: anche l'avere "solo ancora una domanda" e il cercare tra le tasche qualche ricevuta o appunto scritto a mano fanno parte del gioco. È un poliziotto buono, proprio come il suo stimato predecessore, non il classico burbero che oramai sembra andare di moda tra i polizieschi.

Stucky, l'ispettore di cui avevamo bisogno: il perché di un successo (in)aspettato

Tutti sono colpevoli

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I sospettati - e chi è loro intorno - sono infatti parte altrettanto importante della riuscita dell'equazione generale: come il personaggio di Marina Rocco nel primo episodio, una moglie solo apparentemente sciocca e fin troppo ricca, che in realtà nasconde una grande sensibilità ed empatia. Ci affezioniamo subito tanto a loro quanto ai sottoposti del protagonista Guerra e Landrulli (Alessio Praticò e Laura Cravedi), che devono avere a che fare con le sue intuizioni e il suo voler cercare sempre oltre l'apparente semplicità dei casi. Si tratta di una fiction sui generis anche per la struttura narrativa che prende esempio proprio da Colombo: si parte subito dalla rivelazione del colpevole agli spettatori e del suo modus operandi; mentre lui è convinto di aver compiuto il delitto perfetto, spetterà a Stucky decostruirlo un pezzo alla volta fino ad arrivare alla verità.

Stucky, c'è un nuovo ispettore in tv: Giuseppe Battiston nella serie Rai ispirata ai gialli di Fulvio Ervas

Location provinciale

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L'ambientazione di Stucky è forse la differenza più sostanziale. Se Colombo aveva a che fare con l'assolata ed immensa Los Angeles - e questo aiutava anche il discorso sulle classi sociali - l'ispettore di Giuseppe Battiston si muove nel Triveneto, che ultimamente sta avendo parecchio successo in tv (pensiamo a Brennero e Teresa Battaglia, ad esempio). La dimensione più piccola fa bene al racconto, dandogli ancora di più un'atmosfera familiare in cui si conoscono tutti. L'altro elemento che differisce dal predecessore è che non esiste una Signora Stucky come la proverbiale consorte di Colombo, mai vista nemmeno una volta (una delle caratteristiche peculiari della serie e della "vecchia tv").

Quello che ha in corso il protagonista della serie Rai è invece una simpatia più intima con il medico legale Marina (Barbora Bobulova) che rende ancora più interessante il protagonista. Come una sorpresa tutta da scoprire, condendo la sua giornata di dialoghi frizzanti e piccoli grandi sviluppi avvincenti. Un quotidiano che sentiamo nostro, volendogli bene. Tanto che, ora che abbiamo il nostro Tenente Colombo, sentendo un caso di cronaca irrisolto al telegiornale non potremo non esclamare "Se solo questo delitto lo avesse seguito Stucky!"

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